Intervento sul giornale russo Sobcor, ripreso poi da vari altri portali, tradotto in italiano.
L’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha costretto le élites europee a pensare alle prospettive di porre fine al conflitto armato russo-ucraino. Secondo il giornalista italiano Lorenzo Somigli, fondatore e direttore del sito Il Tazebao, l’Italia e la Germania sono interessate principalmente a un giusto accordo di pace e, in caso di successo, avranno la possibilità di riconquistare il loro status di centro di potere.
Così sono iniziate le prime conversazioni sulla pace o, almeno, per una tregua in Ucraina. Qualunque cosa accada al tavolo dei negoziati, l’Europa rischia di rimanere senza voce in capitolo e di diventare un junior partner nell’asse atlantico Londra-Washington, poiché la loro Special Relationship è ancora una realtà. La Russia, secondo il Washington Post, si sta muovendo verso la liberazione dei territori al ritmo del 2022 (Kiev ha perso più di 400 chilometri quadrati solo nel mese di ottobre, secondo Die Welt). Uno Stato senza industria, come l’Ucraina, non può resistere all’infinito a una superpotenza, e nel frattempo arrivano timidi segnali di pace dal rieletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ma queste proposte non dovrebbero implicare una pace rapida. Nella migliore delle ipotesi, si tratterà di una pausa tattica poiché la Russia – e la possibilità di una sua alleanza con la Cina – continua ad affliggere gli strateghi anglosassoni.
Il “dubbioso” Biden, che ha cercato di dissanguare la Russia con abbondanti forniture militari all’Ucraina, viene sostituito dal Trump “orientato alla decisione”. Il riavvicinamento dei democratici (sostenitori dell’Impero universale e russofobi) con i repubblicani (più russofili, ostili a Cina e Iran, più isolazionisti) è una tattica tipica dell’establishment, basato sull’asse Londra-Washington. Anche se questa volta non è sembrato funzionare.
In questa guerra c’è un obiettivo dichiarato, la Russia, e un obiettivo nascosto: l’Europa. Quattro anni fa, subito dopo l’annuncio ufficiale della Brexit e prima del Covid, l’Europa rimaneva la potenza manifatturiera ed economica mondiale grazie all’integrazione con la Russia, indispensabile per le sue risorse naturali illimitate, all’apertura al mondo arabo e alla tecnologia cinese. Se è vero che la storia nasce dalla geografia, è indubbiamente vero che l’Europa è per sua natura “euroasiatica”, “euroaraba” ed “euroafricana”. Molti paesi europei hanno beneficiato materialmente delle relazioni amichevoli con l’URSS, in particolare l’Italia e i paesi scandinavi. Ma oggi, per il ventesimo trimestre, la produzione industriale italiana è in calo, il che è un pessimo segnale per un Paese di trasformazione.
Questo è un momento decisivo per il destino di uno spazio che non è semplicemente una “espressione geografica” o una “zona economica”: l’Europa. Per la sua cultura, storia e tradizioni, l’Europa non può essere una branca della NATO, anche perché non è destinata a raggiungere obiettivi puramente anglosassoni, e non può ridursi ad essere semplicemente un’area di libero scambio secondo quei parametri liberisti e mercantilisti che hanno causato tanti danni. Dopo una crisi che ha visto l’Europa arretrare di decenni in termini di prosperità e qualità della vita, può e deve tornare ad essere un fattore di potenza.
È anche vero che “la storia è maestra di vita”. La Russia sta vincendo. La campagna di Poltava, disastrosa per gli svedesi, nel XVIII secolo distrusse per sempre le ambizioni europee della Svezia (da allora la Russia si è insediata nella regione del Lago Ladoga e in Finlandia); Napoleone, che guadagnò la sua fama grazie a rapide operazioni su terreni vantaggiosi, nonostante la presa di Mosca, fu costretto a ritirarsi; l’inferno di Stalingrado è una storia ben nota. Tuttavia, commettiamo costantemente gli stessi errori.
Se è fondamentale che la Russia tuteli la propria sicurezza, essendo sotto assedio dagli anni ’90 (separatismo, rivoluzioni colorate alle sue frontiere e terrorismo), allora l’Europa dovrebbe cercare con tutte le sue forze di ripristinare la propria autonomia e raggiungere la pace prima ancora che agiscono gli americani.
Tenendo conto di ciò, il primo passo verso una soluzione dovrebbe essere compiuto dai paesi più russofili d’Europa, che hanno sofferto maggiormente la crisi: Italia e Germania.
Fonte: Лоренцо Сомильи: Ради своего будущего Европа должна первой сделать шаг к миру на Украине