Fine guerra, il Regno Unito prende il comando: quando Londra e Washington combattono insieme – Il Riformista 06.03.2025

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Il Riformista – Iniziano a circolare le immagini, fatte con Grok su X, di Churchill che abbraccia Zelensky. Ha atteso il momento giusto e poi, con l’Europa scossa dall’abbandono di Trump e dai dazi, ha preso il comando delle operazioni. Londra lavora sottotraccia e torna protagonista, paladina di quei valori occidentali ammaccati, non sepolti. Tiene la posizione anche in solitaria, come nelle fasi più complesse dell’ultima guerra mondiale. Non è stata nemmeno così sottotraccia Londra. Dove sarebbe l’Ucraina senza i servizi e gli istruttori di Sua Maestà? Senza dimenticare l’attivismo nel Mediterraneo: a Cipro, dove mantiene le basi di Akrotiri e Dhekelia, e nella solita Gibilterra. Il controllo dei passaggi obbligati rende il Mediterraneo un “lago inglese”.

A Londra c’erano tutti

A Londra c’erano tutti. Dal Canada di Trudeau a Macron, che ha subito chiesto all’Italia un impegno (la cooperazione militare rientra nel Trattato del Quirinale), alla Norvegia, alla Turchia che – come al tempo della Guerra di Crimea e come durante la Guerra Fredda – funge da prezioso antemurale. Non è vicino ad Ankara il nuovo regime siriano post-Assad? E non sono turchi i droni così indispensabili per Kiev? E, poi, la Turchia fa pressione sul Caucaso, contenendo Mosca. Meloni, al solito impeccabile, è stata ricevuta in anticipo da Starmer. Più di questo l’Italia non può fare: la sua posizione nasce dalla tragedia del fascismo. Si accoda, Giorgia, ma si propone come indispensabile staffetta tra Londra e Washington.

Più che una frattura insanabile sembra una divisione dei compiti. Londra e Washington le guerre le combattono insieme. In Ucraina, in Iraq, le due “guerre puniche” alla Germania. Dissanguata la Russia, gli Stati Uniti sposteranno il focus strategico e militare sempre più sul contenimento di Pechino. La Cina è una superpotenza che unisce le punte avanzate dello sviluppo tecnologico all’ordine sociale confuciano; sul piano militare è tutta da testare. Di conseguenza, il dossier ucraino può transitare verso l’altra sponda dell’Atlantico, con la quale gli indirizzi strategici sono comuni, costruiti negli organismi quali Chatham House e Council on Foreign Relations. È la Special Relationship, che prevede anche dei momenti di turbolenza e riequilibrio. Superabili.

Sir Keir Starmer ha scelto il momento giusto. Certo, l’Unione europea si affida “volenterosa” a quel Regno Unito che l’ha abbandonata dopo decenni di “no”. Dunque, dopo il cruciale decennio conservatore culminato con Brexit, a Downing Street è tornato un Labour di governo, guidato da un avvocato che lavorava in uno degli studi più prestigiosi di Londra ed esperto di diritti umani, che lo ha riposizionato – dopo le singolarità di Corbyn – sui binari del “new Labour”, riformista e socialdemocratico, di Anthony Crosland e Hugh Gaitskell.

Come ogni guerra, non sarà indolore. Il salasso economico sarà ancor più pesante, ma non è da escludere un costo umano diretto. Forse sarà simile alla Guerra di Crimea, con un fronte esteso dal Baltico al Caucaso. Vi partecipò anche il piccolo Piemonte, sacrificandosi ma aprendo all’unificazione. Sì, perché senza la Union Jack il Risorgimento non avrebbe avuto successo. Italia e Inghilterra sono legate in modo viscerale. Come Londra è legata all’Olanda – dopo le guerre del Seicento – o al Portogallo, con il quale esiste un antichissimo trattato.

Una storia poco nota, quella inglese. Colpa delle narrazioni sulla “Perfida Albione”. Mussolini pensava di vincere perché l’Inghilterra “faceva pochi figli” a differenza della “proletaria” Italia, tanto da farsi trarre in inganno dall’appeasement del “debole” Chamberlain, per trovarsi poi di fronte il bellicoso erede del Duca di Marlborough, il vincitore di Blenheim, cioè Winston Churchill. Londra sa fare la guerra e sa portarla fino in fondo. Ecco perché, da secoli, costruisce coalizioni, volenterose o meno, le finanzia a suon di banknotes. E vince.

Londra tiene insieme la ricerca del nuovo con la tradizione, la continuità dopo le fratture violente della sua storia. Fieramente monarchica di fronte a un concerto di repubbliche, laburista a differenza di un’Europa che vira a destra. Con la sua eccezione perenne, il Regno Unito si appresta a prendere il comando delle operazioni contro la Russia. Non è casuale la visita di Sua Maestà nella penisola. È programmata da tempo…

Fonte: Fine guerra, il Regno Unito prende il comando: quando Londra e Washington combattono insieme

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